Terminati gli incontri di Yoga del Suono di quest’anno a Milano, mi permetto qualche riflessione. E non solo come ringraziamento a Ida, che questi incontri ha guidato con dedizione e competenza, ma per il bisogno di condividere con altri la ricchezza di questa esperienza.
Anzitutto liberiamo il campo da qualche perplessità iniziale, che potrebbe affacciarsi spontanea al primo approccio con questo tipo di proposta: per partecipare a questi incontri non occorre essere né praticanti di yoga né esperti di musica: io non sono né l’uno né l’altro.
Penso che l’unico requisito richiesto sia quella disponibilità della mente e del cuore ad accogliere anche ciò che, nella vita, rappresenta una qualche “novità”. Sì, perchè spesso l’atteggiamento verso ciò che ci si presenta come nuovo e sconosciuto è quello degli scettici, o del “non mi interessa”, del “non fa per me” e frequentemente tutto questo a priori, senza essersi dati neppure una possibilità di conoscenza e di esperienza.
E siccome io stessa non sono immune da mentalità di questo tipo, ho voluto andare aldilà di quello che poteva essere lo stato d’animo iniziale e aprirmi a questa possibilità che mi veniva offerta.
La valutazione che personalmente posso dare di questo breve percorso ( purtroppo non mi è stato possibile partecipare a tutti gli incontri) ha stupito anche me stessa.
Anzitutto il clima di affiatamento e di cordialità che si è creato con gli altri partecipanti: tutti volti nuovi, persone sconosciute, eppure attraverso il lavoro comunitario si arriva a percepire la sinergia del gruppo, il sostegno reciproco: è come se si creasse un legame che ci sostiene reciprocamente, come avviene per gli alpinisti, quando affrontano in cordata la conquista di una vetta.
E poi l’attenzione che l’insegnante, Ida, riserva a tutti e a ciascuno, con una cura che qualcuno ha definito quasi “materna”, proprio perché tesa a far sentire ogni persona a proprio agio, come “ a casa propria”.
Ma devo dire che, a livello personale, ciò che mi ha aiutato maggiormente è stato il vivere questo incontro fra yoga e musica come una sorta di “preghiera”. Preghiera non intesa come pratica religiosa istituzionalizzata, ma nel senso più ampio del termine: come risposta a quel bisogno di interiorità e di spiritualità che è nel profondo del cuore di ogni uomo.
Come respiro dello spirito, come finestra spalancata su un’oasi di pace, all’interno delle nostre giornate convulse, come “regalo” concesso a quella parte di noi che chiede insistentemente spazio, e invece spesso rimane sacrificata e mortificata.
Mi è parso di uscire da questi incontri con l’animo più rappacificato con me stessa e con gli altri, come se la vita si fosse concessa una pausa per riprendere fiato e per ripartire, con maggior entusiasmo, con maggior consapevolezza del potenziale di ricchezza che ognuno porta in sé e che può trasformarsi in dono per tutti coloro che di questa nostra storia e di questa nostra vita fanno parte.
G. (un’allieva dei Laboratori di Yoga del Suono)
Grazie G. per la condivisione del tuo pensiero e del tuo vissuto è un dono prezioso. Caterina C.