Insegno yoga da molti anni, esattamente tredici..eppure, fin dai miei timidi inizi, ho sempre pensato che il mantra dovesse avere uno spazio, anche se limitato, all’interno delle mie lezioni.
Circondata da appunti e dispense cercavo di bilanciare la parte più fisica della disciplina con quella più culturale e filosofica, alternando movimenti , respirazioni e letture; il mantra mi sembrava un aspetto della pratica da cui non potevo prescindere,ma non sapevo come fare!!
Nei corsi che fino ad allora avevo frequentato il suono aveva avuto una parte minima e occasionale e non potevo neppure contare su una personale esperienza nel campo della musica o del canto.
Ero preoccupata della mia timidezza e al tempo stesso temevo la reazione dei miei allievi di fronte al mantra…Eppure la sfida mi attirava, mi sembrava che veramente il suono potesse rendere il lavoro in palestra più equilibrato e completo.
Nel corso di formazione all’insegnamento dello yoga che allora frequentavo era presente la materia “mantra” e l’insegnante, Rosanna Rizzi, ci incoraggiava a portare il suono all’interno dei nostri corsi, ma come questo andasse fatto restava, almeno per me, un mistero.
Decisi di chiedere spiegazioni e mi fu detto: “ Parti tranquillamente dall’OM, perché all’OM nessuno obietta!”
E così, guidata da queste semplici parole, trovai il coraggio di iniziare il mio percorso personale nello Yoga del suono.
L’aiuto di Ida è stato poi fondamentale: agli inizi solo davanti a lei e al SOL della sua chitarra potevo lasciarmi andare ad intonare l’ OM! Acquistata poi la necessaria sicurezza sono riuscita finalmente a portare il mantra nel mio corso e gli allievi non solo non hanno obiettato, ma si sono dimostrati incuriositi e interessati!
Nel tempo è stato poi possibile , anche con il contributo di Isabella, sviluppare insieme un percorso integrato nel quale lo Yoga del suono si affiancava a quello più fisico ,all’interno di incontri e seminari.
Corpo, respiro e suono, utilizzati insieme. si sono così rivelati strumenti molto utili per raggiungere la calma mentale.
Simona Lucchini