Sembra di parlare di preistoria, ma quando avevo l’età dei miei alunni non esisteva il computer, di conseguenza non esistevano la posta elettronica, le chat, internet; non esistevano i cellulari, quindi gli SMS, la possibilità di inviare in tempo reale messaggi, immagini, foto.
Esistevano le lettere, i biglietti, le cartoline. C’era la parola scritta (scritta a mano, intendo!), c’era la carta da lettera ( da scegliere con cura: colorata, abbellita da disegnini ornamentali o da delicati sfondi), c’erano buste e francobolli, c’era l’attesa che le poste funzionassero e rispettassero i tempi di consegna.
Oggi la casella della posta delle nostre case è un semplice contenitore per le bollette o per la pubblicità: allora invece era lo scrigno segreto da aprire, era uno sportellino affacciato sulla speranza di veder comparire, tra la varie comunicazioni, una calligrafia che riconoscevamo al volo e che ci faceva battere il cuore di gioia e di emozione. Sì, perché affidare alla carta segreti e confidenze era un lavoro paziente; il nostro linguaggio non era fatto di “t.v.b.” e di faccine.
Il nostro scrivere era lungo e dettagliato e personale. Ognuno aveva il proprio stile, il proprio modo di raccontare le proprie esperienze e i propri sentimenti. Certo, occorreva più tempo e invece di tante persone contemporaneamente se ne raggiungeva una sola. Ma forse proprio quel tempo e quella costanza hanno costruito amicizie solide e durature. Il tempo, che questo paziente esercizio di narrazione di noi stessi esigeva, ci rendeva attenti alle sfumature, navigatori esperti fra il mare aperto delle confidenze e il riparo della discrezione.
Non ci si metteva in piazza, lasciando scorazzare chiunque nel territorio della nostra intimità. Il tempo, nostro prezioso alleato, ci metteva anche al riparo dalla banalità: non si scriveva a tanti senza dire nulla: si scriveva a pochi, se ciò che avevamo da dire era prezioso per noi e apprezzato da chi avrebbe accolto le nostre parole. Alcune di quelle lettere che hanno accompagnato la mia adolescenza e la mia giovinezza le ho ancora! Le custodisco come un tesoro prezioso: sono pezzettini della mia storia, compagnia di persone che magari ho perso di vista…o che non ci sono più… Ma riprendere fra le mani quei fogli scritti da loro, me le rende ancora presenti e vicine, mi ricorda il sapore di anni che altrimenti sarebbero solo ricordi sbiaditi. Grazie a queste parole di carta il mio passato è ancora qui, fra le mie mani e sotto i miei occhi, consolazione e nostalgia.
Chissà ai miei ragazzi cosa resterà, chissà se nello sconfinato universo della rete telematica riusciranno a ritrovare qualcosa di questo loro presente. Chissà se anche per loro il tempo sarà custode o non piuttosto vorace divoratore di ricordi. E non so mai se questa era tecnologica, nella quale si sono ritrovati a crescere e a vivere, sia un’opportunità che li arricchisce o siano maggiori le ricchezze di cui vengono defraudati.
Gloria Casati
Non avrei mai pensato di ritrovare in rete dei riferimenti ad un’esperienza condivisa con l’autrice. Ciao Gloria