RSS

Cos’è il Nada Yoga

aum1Vi parlerò dell’effetto del suono sul corpo e sulla mente. Il suono non ha solo degli effetti sulla mente e sul corpo umano, ma ha un effetto sull’intero cosmo: sulle piante, sugli animali…in ogni direzione.
Attraverso la pratica del NadaYoga (Yoga del Suono) è possibile passare dalla disarmonia all’armonia ricollegandosi all’energia originaria presente in tutto l’universo.

Ma che cos’è il Nada? Nada non è un suono arbitrario: è un suono scelto in modo appropriato. Più tardi, quando discuteremo dei Mantra, parleremo di questi suoni nei dettagli. Nei Mantra abbiamo i Bija Mantra che racchiudono tutta la potenzialità in un solo suono. Come in un seme c’è potenzialmente tutta la pianta, così in un suono vi è contenuto l’intero aspetto di una divinità. Per cui in questa parola NA e DA sono racchiusi due Bija Mantra. NA è il Bija Mantra di Prana che significa “parlare liberamente”; parlando in senso lato è il respiro o l’energia del respiro, che è l’energia della vita. Potremmo scrivere molti libri sul Prana, ma per quello che ci riguarda, l’energia del Prana è l’energia del respiro. DA è invece il Bija Mantra di Agni. Agni rappresenta il dio del fuoco e, entrando nel nostro corpo, è il calore che sostiene la vita. È chiamato Agni dentro di noi. Quando noi mangiamo, il calore, che è prodotto nello stomaco per scindere il cibo, viene chiamato Jatar Agni: il fuoco di Jatar (la pancia). Ora, quando il Prana e il calore si uniscono, si produce il suono. Quando trattenete il respiro, non si può produrre un suono. Nello stesso modo, quando non c’è calore nel corpo non possiamo produrre il suono. È un esperimento che abbiamo fatto in laboratorio: quando vogliamo esprimere un pensiero in parole la temperatura corporea aumenta leggermente. Quindi avviene il movimento del respiro e poi possiamo parlare. Quindi questi NA e DA sono presenti in noi. Ecco perché possiamo dare luogo al suono.

Cosa succede quando emettiamo dei suoni? Cosa accade in noi? Cosa accade nel cosmo? Quando vi parlo io articolo delle parole con la bocca, la lingua, spingendo l’aria dall’epiglottide e così si formano i suoni. Quando li libero, io, in realtà, libero delle onde di pressione nell’atmosfera; queste arrivano, continuano ad espandersi, colpiscono i vostri timpani ed essi vibrano. Queste vibrazioni sono trasmesse al cervello dove questi suoni vengono ricevuti e decodificati nella forma di un pensiero.

Quando assistiamo ad una lezione o ad una conferenza dove il relatore parla in inglese, lo stesso modello di suoni (inglese) è reinterpretato dal traduttore in un’altra forma (italiano) però il pensiero è lo stesso: sono solo due modelli differenti. Alcuni di voi possono decodificare il modello di suoni che voi chiamate “inglese”, ma altri non possono farlo. Quando l’interprete traduce, voi potete decodificarlo perché il traduttore libera un certo modello di suoni che è chiamato “italiano”, che è anche conosciuto come la vostra “lingua madre”. Ma cos’è la lingua madre? Ma cosa succede alla mente? Come posso io “trattenere” nella mia mente l’italiano e non l’inglese? Vedete, quando il bambino nasce, comincia a udire i suoni e quando la madre dice “latte”, il bambino comincia ad identificare questa parola con il cibo: trova un suono e lo identifica con “latte = cibo”. Mamma, papà, frutta ecc.: tutte queste cose vengono identificate. Questo crea un certo modello di suoni nella mente, che viene chiamato “lingua”. Ora, il bambino cresce e dopo un po’, ad esempio verso i 4 o 5 anni trova dei vicini di casa che vengono dalla Francia. Allora il bambino ascolta un altro tipo di suoni che all’inizio non può capire. In seguito, con un po’ di analisi, con un po’ di identificazione, costruisce un altro modello di suoni parallelo a quello che conosce ed ora il bambino può capire il francese, ma non è puro come l’italiano perché l’italiano è stato costruito attraverso una pura identificazione ed una relazione emozionale. Quando invece il bambino impara il francese, è un’identificazione mentale e quindi c’è un aspetto intellettuale. Poi il bambino va a scuola e può anche imparare un’altra lingua, però puramente a livello intellettuale, cioè analizza, fa un paragone e immagazzina questi dati. Per cui, cosa facciamo noi? Noi condizioniamo le nostre menti, inizialmente, attraverso una pura identificazione o un’analisi intellettuale dei differenti modelli di suono, poi li riceviamo, li decodifichiamo e, da ciò, formuliamo un pensiero. Questo è il condizionamento della mente per determinati suoni. Ora, per esempio, vi dico una frase in sanscrito: nessuno ha capito cosa ho detto, ma io ho fatto un’affermazione molto intellettuale! Se io parlassi così a Bangalore direbbero: “Oh, che uomo intellettuale!”, ma qui, invece, non ha significato perché non avete condizionamento a quel particolare modello di suoni. Per cui noi continuiamo a condizionare la nostra mente.

Ai tempi della sua evoluzione, l’homo sapiens, quando udiva un animale passare vicino, emetteva un suono; era una reazione pura, emozionale che significava: “Ho trovato il cibo”. Questo suono era talmente puro che, quando veniva emesso, gli altri capivano immediatamente che quell’uomo aveva trovato il cibo. A quel tempo tutti i suoni che venivano emessi erano reazioni puramente emozionali. Allora gli altri homini sapiens potevano capirlo. Potevano, più che capirlo, “sentirlo”, intuirlo, Ma poi è iniziata la migrazione di queste tribù ed i loro linguaggi si sono evoluti, sofisticati. Gli uomini hanno perduto la purezza delle emozioni ed hanno quindi iniziato a condizionare le loro menti. E quindi, di quei suoni, probabilmente ne sono rimasti soltanto due: quando ridiamo, sia in Cina, in Inghilterra, in America, tutti sanno che siamo felici: se invece piangiamo, sia in Africa che in Islanda tutti sanno che siamo infelici. Tutti gli altri suoni sono stati modificati, sofisticati. Questa sofisticazione è continuata e anche la stessa lingua madre ha cominciato a cambiare attraverso le grandi distanze delle aree geografiche che erano separate. Se io vado al Sud, sento un altro tipo di italiano. Quando vado in Piemonte sento un altro tipo di italiano. Allora abbiamo bisogno di condizionare la nostra mente a quel suono per capire quel particolare aspetto della nostra lingua. Questo è chiamato condizionamento della mente.

Ma esistono dei suoni, ancora oggi, che noi riceviamo attraverso la mente non condizionata, che raggiungono la purezza dell’intimo Sé. Questi sono la musica e quelli che noi definiamo Mantra. Questi due suoni non hanno bisogno di passare attraverso l’intellettuale perché se cerchiamo di capirli intellettualmente, perdiamo la loro energia.

I Mantra non passano attraverso l’intelletto: essi raggiungono aspetti molto alti, al di là delle emozioni. Influenzano il sistema neurologico e trascendono in quello che noi chiamiamo “livello animico” cioè quello dell’Atma, il livello spirituale dell’anima. Ma quando noi iniziamo a “capire”, una certa parte di questa energia va all’intelletto. Questa è una mia teoria. I Mantra, che si svilupparono in India migliaia di anni fa, hanno più potere nel mondo occidentale o in altri luoghi, che non in India. In India stiamo perdendo il loro effetto perché li stiamo considerando anche a livello intellettuale, stiamo cercando di analizzarli, teorizzarli, quindi non li viviamo a livello puramente dell’anima. In sanscrito la capacità discriminante della mente si chiama Buddi. Nel Mantra non bisognerebbe inserire questo aspetto discriminante; la mente dovrebbe essere pura e il Mantra dovrebbe andare direttamente all’anima. Dovete essere di fronte alla vostra stessa anima. In sanscrito, “trovarsi faccia a faccia con la propria anima” si dice Atma Sakshatkara che significa “noi realizziamo la nostra anima nella sua piena gloria ed il suo livello totale, completo”. Così il suono, la musica o il Mantra, vi possono portare direttamente all’anima, che non è altro che Shabda Brahma. Ecco perché nella filosofia Indù noi diciamo sempre “Aham Brahmosmi” (che è anche un Mantra), che significa “io sono Brahma”. Così il suono, i Mantra e la musica ci portano a questo livello di “io sono Brahma” e ci permettono di realizzare la nostra anima.


Comments are closed.