Se il Nada Yoga si occupa della vibrazione intesa come suono, il Mantra Yoga utilizza la vibrazione Parola per raggiungere l’unione con il Tutto.
La lingua utilizzata dal Mantra Yoga è il Sanscrito, una lingua indoeuropea, derivante, cioè, dall’indoeuropeo, una lingua astratta e mai esistita (cioè mai parlata e scritta) che è stata ipotizzata dai glottologi come il ceppo comune da cui sono derivate tutte le lingue parlate dai popoli indoeuropei.
Il Sanscrito sarebbe incluso nelle nostre radici linguistico culturali.
Gli Indoeuropei furono tribù nomadi che, dalle steppe dell’Asia centrale, si diramarono, in varie ondate, alcuni verso occidente e l’Europa, altri verso sud (India, Pakistan, Iran).
Dalla fusione delle popolazioni indoeuropee con le popolazioni preesistenti nacquero nuove lingue oltre al Sanscrito: l’Avestico (l’antico persiano), l’Armeno, il Greco, il Latino (da cui derivano le lingue neolatine), l’osco-umbro (lingua dell’Italia preromana); il celtico (da cui derivano l’irlandese, il gallese lo scozzese), le lingue germaniche (es. il gotico, il danese, il norvegese, lo svedese, il tedesco, l’olandese, il fiammingo, l’inglese), le lingue baltiche come il lituano e il lettone; si formò l’antico slavo da cui derivarono il russo, il polacco, il ceco, lo slovacco, il serbo, il croato, lo sloveno, il macedone, il bulgaro; nacque l’albanese.
Infatti Vemu Mukunda spiega: I Mantra non passano attraverso l’intelletto: essi raggiungono aspetti molto alti, al di là delle emozioni. Influenzano il sistema neurologico e trascendono in quello che noi chiamiamo “livello animico” cioè quello dell’Atma, il livello spirituale dell’anima. Ma quando noi iniziamo a “capire”, una certa parte di questa energia va all’intelletto.
Poiché i Mantra utilizzano una delle nostre “lingua radice”, ci aiutano ad entrare in contatto con le nostre parti più profonde.
Vemu Mukunda aggiunge: I Mantra, che si svilupparono in India migliaia di anni fa, hanno più potere nel mondo occidentale o in altri luoghi, che non in India. In India stiamo perdendo il loro effetto perché li stiamo considerando anche a livello intellettuale, stiamo cercando di analizzarli, teorizzarli, quindi non li viviamo a livello puramente dell’anima. In sanscrito la capacità discriminante della mente si chiama Buddi. Nel Mantra non bisognerebbe inserire questo aspetto discriminante; la mente dovrebbe essere pura e il Mantra dovrebbe andare direttamente all’anima. Dovete essere di fronte alla vostra stessa anima. In sanscrito, “trovarsi faccia a faccia con la propria anima” si dice Atma Sakshatkara che significa: “noi realizziamo la nostra anima nella sua piena gloria ed il suo livello totale, completo”. Così il suono, la musica o il Mantra, vi possono portare direttamente all’anima, che non è altro che Shabda Brahma. Ecco perché nella filosofia Indù noi diciamo sempre “Aham Brahmosmi” (che è anche un Mantra), che significa “io sono Brahma”. Così il suono, i Mantra e la musica ci portano a questo livello di “io sono Brahma” e ci permettono di realizzare la nostra anima.
Ida Sommovigo